Ieri
L'etimologia della parola Ravosa, gli storici ritengono che derivi dal latino "ripa", da quì, riva, forse in riferimento agli argini del torrente Malina. Alcuni reperti di cotto, vasellame, tegole, d'epoca romana fanno pensare che il territorio era conosciuto già in tempi antichi. Si ritiene che la parte terriera a sinistra della strada provinciale che porta ad Attimis,subito fuori dell'abitato, sia stata adibita a cava d'argilla per dar vita ad una fornace, infatti, a giustificare ciò esiste il toponimo "cjasal fornasate" che s'identifica in un gruppo di caseggiati.
Si ritiene che la parte vecchia, non fosse l'attuale centro del paese, bensì una borgata fortificata chiamata "corte vecchia" (in friulano Curviere) con una chiesetta intitolata a Santa Maria di Cortevecchia, tale insediamento, sito sulla strada che porta ad Attimis, avrebbe dovuto avere la funzione di dogana tra le giurisdizioni territoriali dei conti Attems, Savorgnan e Partistagno.
Ravosa ebbe un pò di vita, nella seconda parte del medioevo, con una popolazione povera, dedita ai lavori dei campi e dei boschi, soggetta alle angherie dei signorotti feudatari. Le case erano poco più di capanne, comunque esistevano su un crocevia di strade che congiungevano i territori dei Signori di Savorgnano, Attimis, Partistagno, Zucco e Cuccanea, con infiltrazioni dei Soffumbergo e dei conti di Tricesimo.
Il 6 marzo 1597, le ville di Ravosa e Magredis, hanno ottenuto di avere un proprio cappellano senza pregiudiziare il quartese al Pievano di Nimis. Per il sostentamento hanno assegnato al rev.do P. Zuanne Bunetto di Mediuzza (primo curato residente) formaggio 25,8, vino conzi n. 8, ducati n. 12 oltre la casa, et Bajarzo con dei campi.
Come si legge nel “privilegio” del 21 dicembre 1608, Ravosa assieme alle 30 ville adiacenti, godeva in comunione i beni comunali, cioè il diritto di pascolare e tagliar legna in tutto il territorio della pieve di Nimis.
Solo a cavallo tra il rinascimento ed il diciottesimo secolo si ebbe uno sviluppo urbanistico, s'insediò la famiglia dei marchesi Mangilli con ville di pregio a Marsure di Sotto e Savorgnano, mentre a Marsure di Sopra (Ravosa) nel 1698 i nobili Alpruni di Borgovalsugana, edificarono una residenza, sullo stile veneziano dell'entroterra, con un oratorio dedicato a Santa Eurosia. Poi tutto il complesso divenne di proprietà della famiglia Lampertico che effettuò opere di ristrutturazione nella villa. Nel 1880 vi subentrarono i marchesi Mangilli.
(Tutti i frammenti sopra riportati sono stati copiati da storie di Povoletto e del suo territorio).
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